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Buoni spesa: una riflessione che va oltre alla polemica

Iniziamo questo breve articolo, dicendo che la nostra, così come dice il titolo, non è una polemica, ma una semplice riflessione che trae spunto da quello che stiamo vivendo negli ultimi giorni.

Sono le 9:00 di questa mattina, quando un mio carissimo amico, che purtroppo, a causa del #coronavirus non sta lavorando, mi chiama per dirmi che finalmente gli hanno dato il buono spesa, dopo che ne aveva fatto “legittimamente” richiesta qualche settimana fa. Il mio amico, ultimamente era molto sfiduciato e credeva di non poter arrivare a reggere più questa situazione, che lo portava avanti, solo grazie al contributo degli anziani genitori. Questo, mi aggiunge, che colui che gli ha consegnato il buono, gli ha riferito che stavano facendo la lettera C, ma poi, informandomi, sono venuto a conoscenza, che gli altri messi o persone incaricate del Comune, stavano consegnando anche i buoni con cognomi che iniziano per altre lettere. Ma il problema non sta nella consegna prima o dopo del buono spesa, bensì nella gestione “anni ’80” con cui è stato elaborato tutto ciò. Siamo nel 2020, in piena era tecnologica ed ancora ci si affida alle consegne porta a porta, quando bastava una semplice mail. Bastava che il Comune si dotava di un software semplicissimo di gestione delle richieste, assegnazione di un numero di matricola con tanto di codice a barre e con l’invio di una mail, tutto si sarebbe risolto, soprattutto per quelle famiglie bisognose, che a causa del #coronavirus, stanno soffrendo maledettamente questa pandemia. Semmai, quei pochi che non avrebbero potuto avere l’accesso a nessuna tecnologia, avrebbero potuto beneficiare del servizio di porta a porta. La rabbia, da abitante di questa città, è purtroppo quella di tanti giovani, professionisti, quarantenni e cinquantenni, che sono i protagonisti della cosiddetta “generazione rubata”, cioè quelli, che a causa di una cambiamento delle regole, o di una abnorme sfruttamento delle regole precedenti, si sono trovati a non poter occupare nessun ruolo all’interno della pubblica amministrazione. Gli uffici e tutto l’apparato burocratico del nostro Comune, ancora una volta hanno dimostrato di essere formai da persone, sicuramente volenterose, ma al tempo stesso poco preparate alla rivoluzione tecnologica che c’è stata in questi anni. Nel giro di qualche anno, peraltro, il Comune si svuoterà e gli anziani dipendenti andranno a casa, ma il problema tuttora resta. Peccato, perchè tanti giovani laureati, studiosi, preparati in ogni settore della pubblica amministrazione sono a casa, o hanno dovuto fare altro, mentre il carrozzone va avanti nel 2020 con le consegne a mano, così come si faceva ai tempi di Turi Sinatra e Iachino Milazzo (pace alle loro anime), ma quella era una Paternò diversa, confusa, caotica, ma sicuramente viva!

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Vincenzo Anicito

Esteta, curioso, intrigante, riflessivo, odia gli stereotipi, ama Paternò e il Paternò calcio, il paesaggio al tramonto, il mare d'estate dopo le 19:00 e dormire con il rumore della pioggia

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