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La visione di Vito Palumbo, intervista sul Paternò calcio

La voglia di vedere all’opera la nuova società c’è tanta, ma è altrettanto indispensabile fare le cose con serietà e senza approssimazione. Del comparto organizzativo e della situazione attuale, ne abbiamo parlato con il dott. Vito Palumbo, il quale già designato quale Direttore Generale, stava contribuendo in pochi giorni a far superare quei limiti, che avevano costituito una palla al piede al Paternò, targato Mazzamuto.

-Palumbo, buongiorno, ci può raccontare quale era la sua visione del Paternò Calcio quando era stato scelto come direttore generale?

“Vorrei iniziare sfatando un luogo comune: non è vero che non ci fosse progettualità. L’iscrizione del Paternò Calcio, avvenuta in extremis, è stata possibile grazie all’impegno enorme di un gruppo capace di stringersi insieme, guidato dall’ennesimo sforzo del presidente Mazzamuto e alle pressanti telefonate di Vincenzo Anicito. È giusto ricordare che Mazzamuto ha scritto pagine importanti della storia rossazzurra: dalla conquista della Coppa Italia nazionale di categoria a Firenze, fino alla creazione di una società sportiva solida e rispettata negli anni. La mia visione del calcio è sempre stata chiara: costruire una società radicata nel territorio, trasparente, sostenibile e capace di generare valore per la comunità. Un progetto ambizioso che poteva realizzarsi solo con il contributo di dirigenti, tifosi e amministrazione locale. Purtroppo, il cambio di società non ha permesso di concretizzarlo, ma resta importante raccontarlo perché riflette la mia idea di calcio e di club”.

-Quali erano gli elementi principali della struttura societaria secondo la sua visione?

“ Volevo una struttura chiara, con ruoli ben definiti e responsabilità precise. Il Direttore Generale avrebbe coordinato tutto, mentre Presidente e Vice Presidente supervisionavano strategia e rappresentanza. Ogni figura, dal Direttore Sportivo all’Area Tecnica, dal Marketing alla Comunicazione fino al Settore Giovanile, avrebbe contribuito alla coerenza dei progetti. Il successo, per me, nasce sempre dal lavoro di squadra”.

 -Il progetto sportivo era al centro della sua visione?

“ Assolutamente sì. La mia idea prevedeva una squadra giovane e dinamica, con almeno il 50% di under 21 del territorio o provenienti da vivai selezionati, affiancati da 5-6 elementi esperti capaci di guidare lo spogliatoio. Volevo un’identità di gioco riconoscibile, una preparazione atletica professionale e percorsi individuali di crescita. Il calcio non è solo risultato: è sviluppo dei giovani, valori condivisi e senso di appartenenza”.

– E il coinvolgimento dei tifosi e della comunità?

“ I tifosi sono la vera anima del Paternò Calcio. La mia visione prevedeva tessere Orgoglio Rossazzurro, eventi “Famiglia allo Stadio”, volontariato nei match-day e assemblee consultive. I gruppi organizzati hanno sempre dato energia e passione, e lo stadio doveva diventare un luogo vivo, di identità e partecipazione”.

– E l’aspetto economico e territoriale?

“ Volevo creare sinergie tra club, imprese e territorio con il Paternò Partner Program e il Patto Territoriale Rossazzurro. Credo che il sostegno dell’amministrazione locale possa essere fondamentale per permettere alla società di sviluppare iniziative sportive, sociali e culturali, rafforzando il legame con i tifosi e con la città”.

– Il settore giovanile come si inseriva nella sua visione?

“ Il settore giovanile era un pilastro centrale. Con la Paternò Calcio Academy immaginavo tornei giovanili, allenamenti personalizzati, eventi per famiglie e scuole, monitoraggio dei ragazzi più promettenti e valorizzazione dei diritti di formazione. Il vivaio deve diventare una risorsa sportiva, economica e identitaria, creando continuità tra settore giovanile e prima squadra. E sinceramente continuare l’opera di un esperto come Fabio Virgillito con un mister come Fiammetta, era fondamentale”.

– Lo stadio e i match-day erano centrali nel suo progetto?

“ Sì. Lo stadio è più di un impianto: è aggregazione e identità. Avevo previsto accoglienza strutturata, servizi food & beverage locali, iniziative promozionali e spazi per sponsor. Ma tutto questo, lo ripeto, può funzionare solo se dirigenti, tifosi e amministrazione collaborano insieme, con lo stesso obiettivo. Tra l’altro avevamo anche pensato ad una campagna abbonamenti, che prevedesse l’omaggio della maglietta di calcio, in un modo da incentivare e colorare tutti i settori. Insomma, le idee e la voglia di lavorare non mancavano di certo”.

– Ci sono state tante cose che, per il momento, non sono andate come sperato per la nuova dirigenza. Che impressione ha di questo nuovo percorso?

“ Ogni inizio comporta inevitabilmente delle difficoltà. Io preferisco guardare alle cose con ottimismo: mi auguro che con il tempo si possano creare le condizioni giuste per strutturare un progetto solido e ben organizzato, sotto la guida di Yahya Kirdi. Da tifoso, la mia speranza è che, con l’impegno della società, il sostegno dell’amministrazione e la passione dei nostri tifosi, si riesca a dare continuità e prospettiva a questi colori”.

– Quale messaggio vuole dare alla nuova società?

“ Da tifoso esprimo i miei migliori buoni auspici. Il tempo ci darà le risposte, e noi ci auguriamo soltanto il meglio. L’importante è che il Paternò possa crescere, restare un punto di riferimento per la città e dare gioie ai propri sostenitori”.

– Un pensiero finale?

“ Il Paternò Calcio è molto più di una squadra: è la nostra città, la nostra comunità e la nostra identità. Da tifoso, non posso che guardare al futuro con speranza. Mi auguro che ci siano le condizioni per valorizzare i giovani, rafforzare il legame con i tifosi e costruire un percorso che dia entusiasmo a tutta la città. Il cuore rossazzurro non si spegne mai, ed è proprio questa passione che deve continuare a essere la nostra forza più grande”.

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Vincenzo Anicito

Esteta, curioso, intrigante, riflessivo, odia gli stereotipi, ama Paternò e il Paternò calcio, il paesaggio al tramonto, il mare d'estate dopo le 19:00 e dormire con il rumore della pioggia

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